- Visite ed Orari - Raggiungi il posto - Download - Cerca nel sito - I Ricostruttori -

Vicende storiche

PDF Stampa E-mail

L'antagonismo tra Re Manfredi e CarIo d'Angiò fu causa di molti mali per Manfredonia che aveva la colpa di essere stata creata per volontà di un monarca svevo.

Morto Manfredi nel 1266 nella battaglia di Benevento, la cattiva signoria di Carlo si accanì maggiormente contro la città che per eternare la generosità del suo fondatore, come lui volle chiamarsi. La regina Sofia, consorte di Manfredi, al triste annunzio della morte del marito, si mosse da Nocera dei Pagani ove trovavasi, e raggiunse Manfredonia, accompagnata dal figlio Manfredino, portando seco il tesoro di Stato.

Aveva in animo di imbarcarsi per la Germania, ma scoperta a Manfredonia, fu arrestata e imprigionata.

Nel maggio del 1300, Carlo II riconfermò alla città i privilegi misconosciuti dal padre, intendendo con ciò mostrare la sua gratitudine a Manfredonia che nel 1284 aveva a proprie spese armato una nave con 228 uomini di equipaggio contra rebelles Siculos, mentre già due anni prima aveva armato nel suo cantiere - che per importanza gareggiava con quelli di Salerno e di Castellammare   una nave capace di 200 salme, la cui costruzione era stata diretta dal cittadino Gadiletto Pasquicio.

Allorchè l'8 settembre 1289 Carlo Martello fu dal padre Carlo II d'Angiò creato milite (ossia cavaliere) si ebbe in pertinenza il Principato di Salerno, le Contee di Manfredonia, di Andria e di Lesina e l'onore di Monte S. Angelo. Carlo Martello venne a Manfredonia lo stesso anno e vi dimorò due giorni; vi tornò quindi nel 1292 e per due volte nel 1293.
Nei viaggi il principe era accompagnato dalla moglie Clemenza, e le città non mancavano di fare ad essi omaggio di «doni spontanei».

Nè meno infrequenti furono le visite di Carlo I d'Angiò, il quale nel 1269 ordinava che il Castello fosse circuito di fossati, e dava disposizioni per l'erezione del magnifico Duomo di cui la prima pietra fu adagiata il 7 febbraio del 1270; nel gennaio del 1272, Carlo I d'Angiò, con un imponente e lussuoso corteo di Baroni e dei più insigni personaggi, vi ricevette papa Gregorio X; nel 1278 comandò a mastro Pietro d'Angicourt di completare l’opera del Castello e a mastro Giordano da Monte S. Angelo di costruire le mura di cinta della città.

Dal 1294 al 1299, Carlo II fece edificare la chiesa con l'annesso convento dei Domenicani intitolata a Santa Maria Maddalena (oggi non esiste che il bel portale della chiesa, un elegante capitello nella parte postica ed un affresco rappresentante l'albero della salute, sormontato dalla Vergine col Bambino. L'affresco fu esumato dagli scavi del 1895).

Verso la fine del maggio 1300, Caroberto, figlio di Carlo Martello, per occupare il trono d'Ungheria, spettantegli di diritto per la morte del padre, s'imbarcava a Manfredonia con parecchi Baroni e con 150 cavalieri; quivi, pure, dopo la permanenza di qualche mese, si imbarcava nel 1344 la Regina Elisabetta, terza moglie di Caroberto, per raggiungere Visgrad, in Polonia.

Il 6 maggio del 1380, nel porto di Manfredonia ebbe luogo un'aspra contesa navale fra galee genovesi e galee veneziane, con la perdita di queste ultime e la prigionia del condottiero Taddeo Giustiniani.

Pochi mesi dopo, il 13 agosto, moriva nelle stesse acque e sulla propria nave di comando, Vettor Pisani.

Giovanna II nel 1415, a sedare Manfredonia in rivolta, inviava Landolfo Maramaldo, Giovanni Cassano le Gian Paolo Orsini che strinsero d'assedio la città; nel 1417 il Maramaldo, per i meriti conseguiti fu nominato Capitaneus. Dal 1424 al 1435 Manfredonia è concessa in contea a Francesco Sforza, nel gennaio del 1443 dopo aver sostenuto l'assedio degli Aragonesi si arrende nel marzo; nel 1459 da Re Ferrante è offerta in pegno con altre città di Puglia ai Veneziani.

Beatrice d'Aragona, figlia di Re Ferrante, il 20 settembre del 1476, giunse a Manfredonia con un corteo di 800 persone, e dopo cinque giorni di permanenza s'imbarcò per l'Ungheria per essere impalmata sposa dal Re Mattia Corvino. Nel 1501, già vedova e senza figli, vi approdò di nuovo di ritorno dall'Ungheria.
Il 3 febbraio 1518, Bona Sforza si imbarcò dal porto di Manfredonia per veleggiare verso la Polonia.

Nel 1528 Manfredonia sostenne vittoriosamente l'assedio dei Francesi la cui flotta, ricca di innumerevoli galee, era comandata da Odetto De Fois, Signore di Lautrec. Quasi nello stesso tempo è però rovinata e messa a sacco dai soldati longobardi; Carlo V, per alleviarla in parte delle perdite subite le riconfermò nel 1553 gli antichi privilegi concedendole anche alcune esenzioni di gabelle.

Tuttavia i cittadini ebbero animo di erigere una chiesa a San Matteo nel 1554, di promuovere il primo Sinodo con l'arcivescovo Dionisio nel 1555 e di celebrarne un secondo nel 1567 con l'arcivescovo Cardinale Gallio. Qualche anno dopo, nel 1571, edificarono la chiesa ed il convento dei Cappuccini, indi convocarono un terzo e quarto Sinodo nel 1583 e 1592. In questo stesso anno fondarono anche la chiesa e il monastero di Santa Chiara, mentre nel 1598 disponevano la erezione del Monte di Pietà.

«Ma un nuovo e più tremendo flagello (scrive Michele Bellucci) sovrastava la misera città. Il 16 agosto 1620 i Turchi irrompono dal mare con 56 galee, gli abitanti si difendono eroicamente, cedono, al terzo giorno; la città è incendiata per i due terzi e depredata di ogni cosa preziosa, fin delle pubbliche e private scritture, delle campane, dell'artiglieria, e lascia partire un gran numero di schiavi, tra cui la leggendaria Giacometta Beccarini.

«L'amor di patria non avvilito, ne domato da sì fiero colpo, si ridesta più gagliardo; nel 1624 è riedificato il Duomo, nel 1644 vi si costruisce daccanto il nuovo Seminario (trasferito poi nel sito attuale); nel 1647 per la rivolta di Masaniello si rifugiarono qui le più cospicue famiglie della provincia; nel 1654 si restaura la Porta di Puglia o Porta di Foggia, (ora demolita), nel 1679 si istituisce il Monte Frumentario sotto il governo dell'arcivescovo Cardinale, Orsini (indi papa Benedetto VIII) che in cinque anni (1675-1680) fu alla città provvido e largo donatore».

Manfredonia infine, dal 1799 al 1918 offrì non pochi martiri alla causa della libertà. All'inizio della guerra italo austriaca, il 24 maggio 1915, appena poche ora dopo dalla dichiarazione, due torpediniere austriache prendevano posizione in quelle acque, e colpivano la città con ben centocinque cannonate.

I danni, fortunatamente furono lievi, poichè soltanto la stazione ferroviaria e la fabbrica di cemento rimasero minacciate. La maggior parte dei proiettili caddero nei campi di fichi d'india che attorniano la città, scambiati dalla miope intelligenza del nemico per vasti accampamenti di soldati in grigio verde.

Nello stesso giorno, il primo atto del valore italiano si esperimentava anche nel golfo di Manfredonia, il cacciatorpediniere Turbine, accerchiato da quattro grandi siluranti nemiche, si batteva eroicamente da solo, finchè gli restava un'ultima risorsa nella Santa Barbara. Dopo di che con una risoluzione subitanea ed eroica, preferiva calarsi a picco pur di non arrendersi in prigionia.

Qualche ora dopo però, la pavida squadriglia nemica si dava a fuga precipitosa, inseguita e danneggiata dal tiro lontano ma preciso delle navi italiane che erano tosto accorse a rintuzzare la spavalda incursione, certo molto più menomante e codarda delle aggressioni turchesche, avvenute nello stesso luogo circa tre secoli prima...