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La città di Manfredonia
Il visitatore che giunge a Manfredonia sarà meravigliato non solo delle bellezze artistiche che sopravvivono ad attestare la magnificenza di un passato illustre, quanto dalla bellezza di un paesaggio incantevole e dalla disposizione tutta moderna, quasi civettuola, della bella città che sembra specchiarsi nel glauco seno del suo golfo.

Monumenti e ricordi pregevolissimi che meritano l'attenzione del visitatore sono: la Chiesa, foranea di Santa Maria Maggiore, col tempio di Diana sito nel lato postico e le residuali colonne di marmo greco prospicienti all'entrata della chiesa. A Coppanevicata è degna di attenzione una casupola neolitica. A Fontanarosa, come abbiamo detto, vi è l'antico sepolcreto. Nei pressi montani di Manfredonia può visitarsi la chiesa col cadente convento di Pulsano e le grotte sottostanti; il portale della chiesa di San Leonardo sull'antico Monte S. Angelo, il tempio della Pace, residuo di un ricovero di pellegrini.
Nell'interno della città sono notevoli il portale col maestoso arco paretale a ridotto della chiesa di San Domenico, una volta della chiesa della Maddalena, che trovasi attigua al Palazzo di Città. In questa chiesa, meritano attenzione: un affresco che rappresenta l'albero genealogico della stirpe di David, con i nomi e le dodici figure dei re; una cona, dalla severa linea gotica, che porta nel fondo la raffigurazione di Cristo che viene deposto dalla Maddalena; alcune cappelle gentilizie, oltre ai quadri di Santa Caterina, del grande dipinto della Maddalena, e della figura di San Domenico, ben distinta per fattura dal resto del quadro, ritenuto opera anteriore al 1700.
Nella chiesa dell'antico Convento di San Francesco, sita nei pressi di Porta Foggia, si può osservare una pregevole pittura sul legno in grandi proporzioni, raffigurante la Natività, opera dovuta ai pittori Bernardino e Giulio Licinio, zio e nipote, e che si fa risalire al XVII secolo, epoca in cui essi vissero. Un'altra opera pregevolissima è data, nella stessa chiesa, da un Cristo in legno situato sull'altare maggiore e che si ritiene di fattura anteriore al 1600.
Anche la chiesa di Santa Chiara ha elementi degni di nota. La chiesa fa parte di un gran fabbricato, una volta adibito a convento, la cui fondazione risale forse alla nobile Isabella De Florio, che nel 1592, rimasta vedova, destinò le sue cospicue sostanze a tale impresa. L'altare a sinistra, in legno dorato, è opera meravigliosa d'intaglio e nella parte inferiore vi è una bella pala con vetro per ripostiglio delle reliquie. La chiesa è inoltre ricca di moltissimi quadri, tanto da potersi formare una doviziosa e storica pinacoteca.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, se non ha motivi di attrazione nella parte di accesso, nell' in terno invece ha un bel soffitto sebbene logorato dalle infiltrazioni umide e l'altare consacrato a San Leonardo, caratteristico per la pregevole statua in pietra che si dice trasportata dall'antica badia già accennata, e per una quantità di catene che l'adornano, attestazioni di fedeltà e voti di liberati dal carcere, di cui il Santo è protettore.
Numerose fabbriche ed industrie prosperano a Manfredonia; la pesca vi è abbondante; un gran mulino pastificio ha conseguito buon nome in tutta la provincia; i piroscafi della Società «Puglia» vi fanno scalo periodicamente sia per le comunicazioni con la Dalmazia e i porti del Levante che per le piccole crociere circumgarganiche. La stazione ferroviaria ha un costante rigoglioso movimento che cresce smisuratamente nei mesi estivi per il riversarsi, specie dal Capoluogo, di numerose colonie di bagnanti. Presto il tronco ferroviario sarà prolungato fino al costruendo porto e quindi allaccerà Mattinata. Si pensa poi di collegare questa cittadina con Monte Sant’Angelo, mediante una ferrovia a cremagliera.
Varie strade rotabili e linee automobilistiche congiungono Manfredonia, sia con Foggia che con i maggiori centri del Gargano.
La popolazione è ospitalissima, di una generosità e bontà che giunge fino al più commovente altruismo. E facile incontrare in questo delizioso lembo di Puglia, donne di una superba e classica bellezza. Per cui, io spero, mi sarà graziosamente concesso di epigrammare, che dai Greci quelle donne ereditarono il profilo statuario, dai Saraceni la passionalità ardente e la gelosia, dai Francesi l'orgoglio e la gentilezza del tratto, dagli Spagnoli quel voluttuoso senso di malizia e di vanità tanto suggestivo, e dai Latini il segreto di ogni serena virtù che le rendono dolci compagne e madri elette.
Il visitatore che per una sola volta sarà capitato nella desiosa terra di Manfredonia. credo che ne conserverà indelebile il ricordo, e penserà con nostalgia a quella serena plaga soffusa di sole, che tra il monte e il mare, canta ai venturi la sua secolare e libera canzone fatta di grandezza, di potenza e di fraterno amore...


LE CENTO CITTA D'ITALIA ILLUSTRATE
La presente monografia venne redatta da
GIUSEPPE RASI
Finito di stampare il 12 Ottobre 1928.

 
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