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LA CISTERNA TRAFUGATA |
Avvicinandoci all'Abbazia,
percorrendo il vialetto sul lato nord-ovest della Chiesa, c’è
una cisterna, copia dell'originale formata da tre pannelli con
bassorilievi trafugato la notte del 12 febbraio del 1989 raffiguranti
nella formella centrale l’immagine di San Leonardo nelle vesti
di un frate, in quella di sinistra lo stemma della famiglia Caetani,
e nell’ultima di destra un non ben identificato stemma di famiglia
(forse degli Altavilla).Essi, in realtà, costituivano tre lati
decorati di una cisterna appoggiata al muro del recinto conventuale,
proprio di fronte al famoso portale romanico ed accanto alla cappella
gotica di San Leonardo, in un contesto ambientale profondamente
alterato dai restauri degli anni 50. Infatti, la demolizione della
cappella gotica e del tratto di muro di cinta per opera della
Soprintendenza di Bari, isolò il pozzo in uno spazio aperto, ben
diverso da quello confinato, simile ad un piccolo cortile, nel
quale era stato originariamente scolpito. In questo diverso ambito,
esso rappresentava, sino a pochi anni fa, l’ultima testimonianza
artistica di un certo rilievo del periodo barocco in San Leonardo.
Ben diversa sorte era, infatti, toccata alle altre opere coeve
scomparse dalla chiesa in occasione dei medesimi restauri (altari,
finestre, ed una piccola cappella cimiteriale dei Barberini) come
dal convento (stemmi della famiglia Caetani sulle porte del corridoio
grande). Tutte opere legate a quella nuova e più felice fase della
storia del convento passato nelle mani dei quattro rappresentanti
della famiglia Caetani da Sermoneta, dopo quasi un secolo dalla
morte dell’ultimo rappresentante dei Cavalieri Teutonici, periodo
questo caratterizzato da una profonda crisi economica anche per
l’incuria dei suoi amministratori. |
IL BUSTO DI SAN LEONARDO
SCOMPARSO |
La statua di San Leonardo
in pietra di Monte, che sostituì l’originale lignea custodita
dai Francescani nel convento di Santa Maria delle Grazie a Manfredonia,
fu modellata sopra l’antico busto di San Leonardo. Fu rinvenuto
mutilato e murato nelle fabbriche della stessa Chiesa durante
il restauro del dopo guerra e Emile Bertaux afferma che provenisse
dal portale. Questo busto che né da conferma Don Silvestro Mastrobuoni
nel suo libro ”San Leonardo di Siponto” del 1960 fu portato a
Santa Maria, dove si è persa ogni traccia. |
IL CROCIFISSO DEL
XVI SECOLO |
La Chiesa di San Leonardo,
come scrisse nel suo libro "San Leonardo di Siponto"
Don Silvestro Mastrobuoni, custodiva due Crocifissi. Quello
famoso, risalente alla fine del XII secolo e un altro scolpito
anch'esso in legno del XVI secolo, dove sia quest'ultima preziosa
opera è un mistero. Certo è che la Chiesa per anni è stata “profanata“
da pastori abruzzesi e molisani i quali hanno utilizzato i locali
della stessa per le loro masserizie. Ci chiediamo se è mai possibile
che un’opera così importante, sia scomparsa nel nulla. Perché
il Crocifisso in parola, come si vede nella foto d’epoca nella
Chiesa di San Leonardo, non fu recuperato e portato a Roma, come
l’altro, per il restauro? |
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ALTRI
REPERTI TRAFUGATI E SCOMPARSI |
Oltre
ai reperti già citati e fortunatamente fotografati, nella chiesa
erano custoditi altre reliquie ed opere, trafugate negli ultimi
anni, della quale purtroppo non è pervenuta alcuna testimonianza
fotografica.
Si tratta di:
- un’Acquasantiera in pietra bianca con annessa colonnina entrambe
scolpite (trafugata la notte del 4 giugno 1989);
- una lapide tombale con la rappresentazione di un cavaliere teutonico;
- il busto di Santa Marina, che secondo quanto rilevato dal Mastrobuoni
negli anni '60 era stato custodito presso la chiesa di Santa Maria
delle Grazie, col passare del tempo è stato evidentemente trasferito
ad altra sede senza che nessuno seguisse le sue tracce;
- del famoso Ferro di San Leonardo, di cui si è persa ogni traccia.
A questo ferro conosciuto dai devoti come ”U firre de San
Lunarde” (a forma di giogo) era legata un’antica cerimonia
religiosa: i devoti entravano strisciando per terra le proprie
lingue dalla soglia della porta fino all’altare; ad aspettarli
all’altare del Santo, il frate di turno della chiesa che porgeva
il ferro a ciascun penitente affinché lo stesso lo baciasse per
l’espiazione dei propri peccati; poi il prelato recitava un’antica
preghiera ”Beato San Leonardo–Libera me Domine”. A conclusione
del rito, il religioso cingeva il collo del pellegrino con la
reliquia affinché ricevesse l’assoluzione dei propri peccati. |
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CHIUNQUE VENGA A CONOSCENZA
DI UNO DEI REPERTI SUMMENZIONATI, E' PREGATO DI CONTATTARE
LE AUTORITA' PREPOSTE O CONTATTI IL NR. (+39)3476519076. |
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