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VERSO LA SACRA GROTTA |
I pellegrinaggi
ai grandi santuari della Cristianità, Roma, San Giacomo di Compostella,
Gerusalemme e il Monte Gargano dell'Arcangelo Michele, determinarono
il configurarsi delle grandi vie come ”Romea”, ”Francigena”, ”Camino
de Santiago”…
Una strada dei pellegrini che nel tempo si consolidò come "Via
Sacra Langobardorum", è il tratto che collegava direttamente
la capitale longobarda Benevento al Santuario di San Michele sul
Gargano.
Infatti, questo nobile nome, secondo la tradizione, è legato alla
devozione dell'Arcangelo che i Longobardi, fin dal sec. VI, diffusero
dapprima nella Longobardia Maior (Lombardia-Veneto-Friuli) e più
tardi in tutta l'Europa.
Con la diffusione del culto micaelico, il Monte divenne santuario
nazionale dei Longobardi e la "Via Sacra Langobardorum",
uno degli itinerari privilegiati dai pellegrini, in Italia meridionale,
alla grotta dell'Arcangelo. Il nome e la funzione di "Via
Sacra" sono attestati, fin dai primi decenni di questo Millennio
in documenti che la presentano col nome di ”Via Francesca”.
Con questo nome essi affermano in modo chiaro il suo inserimento
nel percorso della Via Francesca o Francigena che, proveniente
dalle regioni settendrionali della Francia, attraversate le Alpi,
percorreva tutta la penisola italica, conducendo le comitive dei
pellegrini del Nord Europa alle grandi mete religiose già sopra
citate. La Via Sacra ”Langobardorum”, s’insinuava (dopo
S. Severo) nella Valle di Stignano, fino a raggiungere il convento
S. Maria di Stignano; di qui risaliva al convento di San Matteo
e a San Giovanni Rotondo; giunta, poi, a Pantano (oggi dopo il
bivio per Cagnano) si biforcava: un tratto proseguiva per Ruggiano,
toccando l'abbazia di Pulsano fino a Monte S. Angelo, l'altro
s’inoltrava nella Valle di Carbonara per risalire anch'esso sulla
montagna dell'Arcangelo.
Essa era aspra e faticosa per l'accidentalità del terreno, per
la presenza di fitti boschi, d’animali selvatici e predatori.
Il tracciato della ”Via” era costellato da tanti "hospitia",
romitori, monasteri, cappelle votive munite di pozzi, idonei ad
ospitare e soccorrere viandanti e pellegrini. Alcuni di questi
luoghi sono diventate famose abbazie, altri dei centri abitati.
Ad ogni principale punto della "Via Sacra" era sempre
presente un antico tracciato viario che metteva in comunicazione
le altre strade frequentate dai pellegrini, provenienti da versanti
diversi, diretti alla Basilica.
Da San Giovanni Rotondo una via scendeva verso Sud e conduceva
all'abbazia di San Leonardo di Siponto (o in Lama Volara), un'altra
si dirigeva verso Sud-Est e, attraverso la Valle dell'Inferno
giungeva a Siponto, che in seguito divenne passaggio obbligato
dei pellegrini verso la Sacra Montagna.
”La Via Sacra” è ancora oggi percorribile in tutto il suo tracciato
e rappresenta nella successione delle tappe con i suoi santuari
ancora attivi, il cammino di conversione che il cristiano è chiamato
a compiere.
Per raggiungere il Santuario il pellegrino poteva percorrere un'altra
strada che, in direzione Sud-est, scendeva verso la piana di Siponto,
lungo la quale trovava un servizio d’assistenza pari a quello
della "Via Sacra". Su questo percorso incontrava chiese,
monasteri, castelli, ed ospizi. Importante punto di, riposo e
di sostentamento fu l'abbazia di San Leonardo in Siponto: in questa
zona diversi erano gli insediamenti preistorici e paleocristiani
che attiravano l'attenzione del pellegrino. Fra questi il complesso
preistorico di Scaloria e di Occhiopinto e il complesso ipogeico
di Capparelli, espressioni della civiltà rupestre altomedievale.
Oltrepassato Siponto, la ”Via” saliva a Monte Sant’Angelo attraverso
i valloni che "rigavano" a pettine tutto il paesaggio
costiero. Lungo il Vallone di Scannamuliera il pellegrino s’inerpicava
sullo sperone roccioso di Ripasanta per una scala di gradini scavati
nel costone, detta Scala Santa e, seguendo la cresta montuosa,
raggiungeva la grotta di San Michele Arcangelo.
Le tracce del pellegrinaggio garganico sono ancora impresse nei
solchi di queste vie e tratturi: su molte rocce è scritta la storia
silenziosa dell'uomo medievale. I graffiti e le iscrizioni rinvenuti
sono la testimonianza esatta e visiva di un afflusso di pellegrini
provenienti da tutte le parti d'Europa, spinti da un unico intento
che era quello devozionale e penitenziale.
Il pellegrinaggio garganico ha avuto anche una valenza sociale
e culturale: le soste convenzionali consentivano la comunicazione
e la trasmissione delle diverse tradizioni. Fu proprio sulle strade
del pellegrinaggio, lungo le tappe che portavano ai santuari,
che si venne a creare quella che fu in tutta l'Europa l'unità
della cultura. |
Verso il Giubileo
del 2000 - Scuola Media Statale Mozzillo Iaccarino - Manfredonia
- A.D. 1999 |
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I LUOGHI DIOCESANI DEL
PERDONO
IL MONTE DELL'ARCANGELO NASCITA AVVOLTA NELLA LEGGENDA |
Il Santuario
di San Michele ha una struttura del tutto singolare; è un complesso
in stili diversi che si sono succeduti nei secoli e che ingloba
la venerata grotta naturale. L'ingresso ha un prospetto romanico
con preziose porte di bronzo. La sua nascita è avvolta nella leggenda.
Nel ”Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano"
(un'opera datata tra VIII e IX secolo) si narra che un ricco pastore,
avendo smarrito il più forte toro della sua mandria, lo trova
dopo tre giorni inginocchiato in una caverna inaccessibile. Il
pastore per farlo muovere gli scaglia contro una freccia che,
come un boomerang, ritorna indietro e lo ferisce. Spaventato,
va a raccontare il fatto al vescovo di Siponto, Lorenzo Maiorano;
a questi, nei giorni successivi, appare l'Arcangelo Michele, che
gli ordina di aprire la grotta, già consacrata dalla presenza
divina, al culto cristiano.
Cosa che avviene il 29 settembre dei 493. Il Cristianesimo penetra
sul Gargano nel corso dei quinto secolo, sovrapponendosi, come
in altri luoghi, agli antichi culti pagani e le apparizioni di
San Michele al vescovo di Siponto hanno il significato della definitiva
sconfitta del paganesimo. Prima dei quinto secolo è nota la presenza
di due antichi santuari pagani: quello di Calcante e di Podalirio.
Scrive a tale proposito Strabone: "Si vedono su un'altura
di nome Drion, due templi, l'uno di Calcante sulla cima: gli sacrificano
un montone nero quelli che consultano l'oracolo ... ;in basso
ai suoi piedi quello di Podalirio..."
Il culto micaelico della grotta di Monte Sant’Angelo s’irradia
su tutto il Gargano. E’ nota, infatti, la Grotta dell'Angelo a
Sannicandro Garganico e la Grotta di San Michele a Cagnano Varano.
Il santuario di Monte Sant’Angelo è meta di pellegrinaggi, fin
dal VII secolo, d’imperatori, santi, devoti da tutto il mondo
cristiano e diviene tappa importante di una Via Sacra che da Mont’Saint
Michel (Normandia) passa per Roma e il Gargano, prima di raggiungere
la Terra Santa; i Longobardi lo considerano un loro santuario;
i Crociati il punto di raduno, prima di partire per l'Oriente;
per tutto il Medioevo, insieme a Santiago di Compostela (Galizia,
Spagna), è un punto di riferimento della cristianità. |
IL PERDONO ANGELICO |
L'autorità
della Chiesa, in momenti salienti della storia del Santuario,
ha ribadito e confermato le prerogative di questo luogo in ordine
al perdono e alla remissione dei peccati con il privilegio dell'indulgenza
plenaria, chiamata perdono angelico.
Recentemente Giovanni Paolo II ha concesso "in perpetuum" il dono
dell'indulgenza plenaria ai pellegrini che giungono nella grotta
dell'Arcangelo, con la dovuta disposizione e preparazione spirituale.
Nell'azione pastorale, quindi, della comunità che regge il santuario,
si pone particolare attenzione al sacramento della Riconciliazione
e dell’Eucarestia, alla catechesi e alla formazione dei pellegrini.
I pellegrini, che giungono dall'Italia, dall'Europa e anche dalle
Americhe, dall'Australia…… si possono dividere in tre categorie:
1. Pellegrini legati al Santuario
da affetto e devozione profondo verso San Michele. Vengono appositamente
per trascorrere un momento di preghiera. Molti provengono dal
santuario della Madonna delle Grazie che custodisce le spoglie
mortali di San Padre Pio e, al momento attuale, San Michele e
Padre Pio diventano un binomio inscindibile, si integrano e rafforzano
a vicenda.
2. Pellegrini portati al Santuario
dal "turismo religioso". Il modo di vivere l'incontro
con il luogo santo dipende dalla formazione spirituale e culturale
e dagli organizzatori dei viaggio.
3. Semplici visitatori e turisti,
tra i quali si trovano credenti e non credenti.
Questi ultimi, soprattutto
nel periodo estivo, attratti dalla storia e bellezza naturale
della Sacra Grotta, arrivano numerosi e rappresentano una sfida
alla sacralità del luogo. Mantenere la mistica atmosfera di preghiera,
offrendo al pellegrino l'aiuto spirituale nel suo cammino di conversione,
diventa per i micaeliti, la congregazione polacca che regge attualmente
il Santuario, l'impegno fondamentale. |
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I PELLEGRINI VECCHI
E NUOVI |
Alcuni studiosi
ipotizzano che il culto dell'Arcangelo Michele, Santo del fuoco,
delle acque e dei terremoti, sia stato importato sul Gargano prima
del VI secolo in sostituzione degli antichi culti pagani."Nei
testi che vanno dal VI al IX secolo ‑ scrive Roberto Lavarini
‑ S. Michele mantiene le caratteristiche della tradizione
cristiana orientale, è l'angelo sempre vicino a Dio, che interviene
contro i pagani servendosi dì fulmini e annunciando la sua venuta
con terremoti, lampi e tempeste. Poiché scende dal cielo, il suo
culto è di solito praticato in cima ad un monte e in una grotta
spoglia dove l'accesso è vietato di notte". I Longobardi,
nel corso dell'VIII secolo, si appropriano del culto di S. Michele,
che diviene il loro santo guerriero. Per questo regno il Santuario
svolge un ruolo importante e la moglie del re Desiderio, Ansa,
costruisce grandi ospizi per i pellegrini che si recano alla sacra
grotta. L’epigrafe posta sulla sua tomba, a Brescia, attribuita
a Paolo Diacono, dice: "... Prosegui ormai sicuro il tuo
viaggio o pellegrino / che dal lontano occidente miri alle guglie
del venerando Pietro / e alla rupe della venerabile caverna del
Gargano; / protetto dal suo aiuto, non temerai i dardi dei briganti,
/ non i geli e le piogge nel cupo della notte, / poiché ti predispose
ampio tetto e un pasto... "
I Bizantini, tra la fine del X e i primi decenni dell’XI secolo,
conquistano la Puglia e tentano di monopolizzare il culto dell'Arcangelo.
In questo periodo i monaci Basiliani riprendono l'immagine greca
di San Michele e la diffondono di nuovo nell'Italia del Sud. Non
più il guerriero celeste che guida un popolo di conquistatori,
ma un "misterioso angelo taumaturgo e condottiero d’anime
che accompagna la Vergine e protegge la Chiesa". Tra l’VIII
e il X secolo, il pellegrinaggio a S. Michele diviene di livello
europeo, né si può dimenticare che la Puglia è in una posizione
geografica centrale per i pellegrini e i crociati che dall'Europa
occidentale si recano in Terra Santa.
Nei primi decenni dell’XI secolo un gruppo di guerrieri normanni
si reca in pellegrinaggio sul Gargano. S. Michele già da tre secoli
è conosciuto nella loro terra e per lui è stato costruito in Normandia
il grande Santuario di Mont Saint Michel. Il pellegrinaggio continua
con alterne vicende fino ad oggi. Il 24 maggio 1987 Giovanni Paolo
II, visitando il luogo, ribadisce che esso è giustamente famoso
"per le origini del singolare tempio, scrigno di notizie
storiche e d’arte; per la sua millenaria presenza nella storia
sia della regione Puglia, sia della cristianità in genere”. |
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LA DEVOZIONE POPOLARE
PER GRAZIA RICEVUTA |
Oggi c'è molta
attenzione scriveva nel 1986 mons. Valentino Vailati nei confronti
degli ex voto, che hanno un linguaggio culturale‑religioso
specifico che si radica nella complessa tradizione della pietà
popolare; essi vogliono esprimere, attraverso l'invocazione alla
Madonna e ai Santi, una risposta di fede, di riconoscenza, di
grazia; una promessa sincera di vita cristiana. A valutazioni
religiose che sono fondamentali per gli ex voto, si aggiungono
altre riguardanti l'ambiente, il costume, il paesaggio... Per
cui si può affermare che gli ex voto è una specie di libro in
cui si possono leggere tante notizie utili alla religione e alla
civiltà".
Fin dai tempi più antichi, presso tutti i popoli, l'ex voto esprime
la richiesta d’aiuto o il ringraziamento attraverso non solo le
parole, ma mediante l'offerta di un dono durevole.
Già Cicerone, nel ”De natura deorum”, parla esplicitamente di
tavolette votive. "Tu incredulo circa l'intervento degli
dei nelle vicende umane, non scorgi da tante tavolette dipinte
(ex tot tabulis pictis), come molti, sopravvissuti alla violenza
della tempesta mediante voti, sono giunti salvi in porto?"
Un proverbio locale dice ”Quando torni dal mare, bacia la terra
e vai a pregare”. Le tavolette si diffondono in maniera notevole
tra il XV e il XIX secolo. Il Santuario che presenta il numero
maggiore è la Madonna dell'Arco (Pomigliano d'Arco) con oltre
4300 ex voto, segue il Santuario della Consolata (Torino) con
1500, Montevergine, Pompei. In provincia di Foggia ex voto sono
presenti a San Matteo (S. Marco in Lamis), all'Incoronata (Foggia),
a San Michele (Monte S. Angelo), alla Madonna della Libera (Rodi),
a S. Maria di Loreto (Peschici). Nei santuari garganici vi è un'alta
percentuale di tavolette dipinte. I materiali usati sono legno,
lamine di ferro e, dalla seconda metà dell'Ottocento, masonite
e cartoncino. Rappresentano grazie ricevute in conseguenza d’incidenti
agricoli, naufragi, malattie, cadute (dal carretto, da cavallo
...), eventi bellici, fulmini, incidenti sul lavoro…..
Quelle degli ultimi decenni, incidenti stradali e ferroviari,
il disegno è semplice, a volte piuttosto rozzo. In alto è rappresentato
il Santo, la Vergine... secondo il modulo tradizionale delle immaginette
di culto.
Al santuario di S. Michele l'ex voto più antico attualmente conservato
è del 1876, a San Matteo dei 1851, a Rodi dei 1834. Gli autori
degli ex voto sono per lo più anonimi.
Numerose sono le tavolette provenienti da coloro che si trovano
lontano dal paese, in Italia o anche all'estero, e che mantengono
un legame molto forte con il santo patrono e il santuario.
Alcuni anni fa a Milano fu organizzata una mostra sulle tavolette
votive pugliesi dal 1800 ad oggi. Furono esposti circa 150 pezzi.
E’ stata un'occasione per offrire una documentazione sulle radici
e sulla terra d'origine, del più grosso e importante gruppo regionale
vivente nel capoluogo lombardo. |
LA PIETRA DEL PECCATO |
Tutto il Gargano
è attraversato da vie e sentieri del sacro. Vie che portano a
luoghi di devozione nelle vicinanze dei paesi (chiese rurali,
S. Maria di Merino, grotta di S. Michele sul lago di Varano ...)
e vie che si muovono verso i grandi santuari: San Michele soprattutto,
ma anche San Matteo e l'Incoronata, ora in maniera straordinaria
verso il santuario di S. Maria delle Grazie e Padre Pio. Nel passato
i pellegrini effettuavono il viaggio in occasione di festività
liturgiche o in determinati periodi dell'anno, di solito in primavera,
per propiziare il futuro raccolto e in autunno per ringraziare
dei frutti della terra. Ci si spostava con i carretti su cui potevano
trovare posto da 10 a 12 persone. Quattro tavole disposte orizzontalmente
facevano da sedile, su cui i passeggeri poggiavano un cuscino
per stare più comodi. In occasione del 8 maggio o del 29 settembre
a decine i carri affollavano le strade verso Monte Sant’Angelo.
Ci si muoveva, infatti, in gruppo e dai luoghi più lontani in
comitive dette "compagnie" per il santuario di S. Michele,
un posto importante è occupato dalle compagnie della Ciociaria,
di Potenza, di Boiano (CB).
Alcune di queste compivano il viaggio a piedi. Da Boiano s’impiegava
in media otto giorni. Fino al 1974 anche la compagnia di Bitonto
compiva il tragitto a piedi.
Per i gruppi che arrivavano o con i carri o con i pullman, molti
si fermavano all'inizio del pendio e salivano a piedi, dopo essersi
scambiati segni di pace ed essersi perdonati a vicenda; quelli
che partecipavano per la prima volta si caricavano anche di una
pietra. Nei tempi antichi era di peso rilevante, ora, invece,
è di consistenza limitata e simbolica.
La pietra rappresenta il peccato. La salita è compiuta sotto il
peso del peccato dolorosamente percepito. Arrivati in cima, i
pellegrini esprimono il rifiuto del passato e l'avvenuta riconciliazione
scagliando la pietra verso la valle. |
Percorsi
del Giubileo A.D. 2000 e Percorsi dell’Estate A.D. 2001 - Arcidiocesi
Manfredonia-Vieste - Direttore Paolo Cascavilla |
SULLE ORME DEGLI ANTICHI
PELLEGRINI NEL NOSTRO TERRITORIO
GIUBILEI E PELLEGRINAGGI
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Presso gli
antichi Ebrei era detto "giubileo" l'anno sabbatico
celebrato ogni cinquantesimo anno; era un anno straordinario rispetto
a quello celebrato ordinariamente ogni sette anni.
Da diversi Testi dell'Antico Testamento si apprende che norme
ben precise regolavano la ricorrenza dell’anno sabbatico: gli
schiavi dovevano essere liberati, la terra lasciata incolta a
favore dei poveri e ogni debito rimesso. Al centro dell'attenzione
di queste norme, quindi erano i bisognosi, ai quali sarebbero
stati condonati i debiti e distribuiti i frutti spontanei dei
campi lasciati a riposo: Il Signore chiedeva, dunque, che ogni
sette anni tutto il suo popolo ritornasse a forme di vita arcaiche
come ai tempi del deserto e dell’esodo, quando si abbandonava
totalmente alla Divina Provvidenza.
Prescrizioni analoghe erano applicate anche l’anno del giubileo,
che in questo modo riprendeva molti aspetti della realtà dell'anno
sabbatico. Il giubileo ebraico è l'anno che segue sette cieli
sabbatici: il nome deriva dall'ebraico yobel, il corno ritorto
del montone che veniva fatto risuonare in Terra Santa nella solennità
del Kippur o dell'Espiazione, quando gli Ebrei osservavano il
digiuno assoluto di 24 ore, il 10° giorno d’ogni anno. Il termine
si ricollega anche al latino Yubilum (gioia, allegria), ma questa,
come le altre etimologie proposte, non è in contrapposizione con
la prima già citata.
Chiare e semplici le norme da osservare alla fine d’ogni 49 anni,
cioè durante l'anno giubilare: campi, né seminati né lavorati,
in questo periodo straordinario dovevano ritornare ai loro possessori
antichi ed originari, gli schiavi israeliti ottenevano la libertà
e facevano ritorno alle loro famiglie dove avrebbero trovato la
proprietà che era stata trasferita ad altri. Era come un immenso
sabato del Signore: Lui avrebbe provveduto alle esigenze dei suoi
figli.
Dedicato al culto e al riposo, il giubileo si basava sul principio
secondo cui Dio è il solo padrone e l'uomo non può disporre a
proprio piacimento dei beni a lui concessi. Innegabili i risvolti
sociali, oltre che religiosi, del Giubileo: la restituzione dei
terreni e delle case, la liberazione degli schiavi portavano alla
ricostituzione del nucleo familiare com'era all'origine e all'uguaglianza
di tutte le famiglie con la loro terra. In tal modo era tutelato
il prossimo, quel prossimo sempre sfruttato dai prepotenti.
Nel testo greco dell’Antico Testamento il termine più importante
relativo al giubileo divenne "afesis" ovvero "remissione"
dei debiti e dei peccati; questo fu il termine che passo nel Medioevo
Cristiano a significare la parola "giubileo". Simile
al mercante che si metteva in viaggio per lucrare denari, fiorini
e altri beni materiali, il pellegrino viaggiava per lucrare indulgenze,
perdoni, remissione di peccati. Il pellegrinaggio, uno dei Caratteri
fondamentali del Giubileo Cristiano, è una consuetudine molto
antica, una pratica devozionale. "In Cristo Dio stesso si
è fatto Pellegrino per venire ad incontrare l'uomo". Già
nel Medioevo il pellegrinaggio ai luoghi di culto si configura
come fenomeno di massa, soggetto a regole. Semplice, improntato
alla massima umiltà era l'abbigliamento del pellegrino: un mantello
corto, brache di cuoio o di stoffa ricoprivano il suo corpo; un
cappello di paglia o di feltro a falde larghe lo riparavano dal
sole o dalla pioggia; una cintura di cuoio; robusti calzari o
sandali completavano l'abbigliamento. Suoi "compagni"
di viaggio una bisaccia e un ricurvo bastone detto "bordone"
cui si attaccava una zucca seccata con l'acqua da bere. Sia il
bordone sia la bisaccia avevano un valore simbolico: quest'ultima
piccola e senza legacci, ricordava al pellegrino che doveva condividere
tutto ciò che aveva con gli altri; il bordone, oltre che servirgli
per appoggiarsi e difendersi da lupi, rappresentava la fede su
cui sostenersi lungo il cammino. Raggiunta la meta, seguiva il
tempo della purificazione. Il ritorno era caratterizzato dalle
testimonianze dei luoghi visitati, da essi, infatti, il pellegrino
riportava dei simboli: la palma da Gerusalemme, la conchiglia
da Santiago, la medaglia della Veronica o di San Pietro da Roma.
Con il pellegrinaggio nel sec. X nacque anche il concetto d’Indulgenza.
Infatti, la Chiesa di Roma nel Concilio di Rheims del 923-24 permise
ai pentiti di riscattare le proprie penitenze attraverso una pratica
alternativa o con un’offerta in denaro. Tale pratica si sviluppò
con le Crociate allorché i Papi accordavano a chi si armava in
difesa della Croce la completa remissione dei peccati. Quando
poi sorsero i santuari lungo le strade che portavano i Crociati
in Terra Santa, il Papa concesse a questi luoghi sacri, le indulgenze
parziali. La pratica dell'Indulgenza plenaria fu istituzionalizzata
con i Giubilei che si diffusero in tutta la cristianità a causa
dei pellegrinaggi collettivi. Da qui il significato originale
del Giubileo cristiano che è un'indulgenza plenaria (condono di
tutte le pene) elargita dal Papa.
Il primo Giubileo Cristiano fu indetto da Bonifacio VIII nel 1300,
al compimento del secolo come festa centenaria. Nella bolla pontificia
era prevista la visita alla basiliche dei SS. Pietro e Paolo.
Nel 1350 l’obbligo della visita fu estesa a San Giovanni in Laterano
e nel 1390 a S. Maria Maggiore, cosicché d'allora in poi, per
ottenere le indulgenze fu necessario visitare la basilica 20 volte
in almeno tre giorni diversi, considerati come il periodo di permanenza
minimo in Roma per lucrare le indulgenze. Altri Giubilei si susseguirono
nella storia: nel 1343 Papa Benedetto XII da Avignone lo stabilì
ogni 50 anni; Urbano VI volle che fosse tenuto ogni 33 anni in
riferimento all'età di Gesù; Sisto IV riporto il Giubileo alla
scadenza di 25 anni, chiamandolo per la prima volta "Anno
Santo".
Questo fu mantenuto fino agli inizi del XIX sec., quando fu indetto
da Leone XVI nel 1825 a 50 anni dal precedente. Da quel momento
si è rimasti fedeli a questa scadenza. L'ultimo è stato quello
del 1983 inaugurato da Giovanni Paolo II per i 1950 anni della
Redenzione. Quello del 2000 sarà il 28' della storia, indetto
dallo stesso Papa nella lettera apostolica "Tertio Millennio
Adveniente", e a differenza dei precedenti coinciderà con
l'inizio del nuovo millennio.
Oltre ai giubilei ordinari del secolo XVI si sono avuti giubilei
straordinari promulgati dal Papa per ragioni speciali e in determinati
luoghi. Uno di essi è il Giubileo Compostelliano perché celebrato
per speciale privilegio nella città di Compostela in Spagna, nella
diocesi di San Giacomo, quando il 25 luglio, celebrazione del
martirio di San Giacomo, cade di domenica. Per cui il 1999, terzo
anno di preparazione al Giubileo del 2000, anno dedicato al Padre,
sarà anche Anno Santo Compostelliano.
Che senso ha il Giubileo per noi cristiani d’oggi? E un momento
per ringraziare Dio dei doni ricevuti, per pregare per l'unità
della Chiesa e per l'evangelizzazione del mondo odierno. E’ un
dono divino che impegna tutti ad essere fedeli seguaci di Cristo.
Come Dio ha mandato Cristo che, donandosi tutto a noi, ha operato
la remissione totale e inaugurato il Giubileo dell'amore, della
bontà e giustizia per tutti, allo stesso modo ciascun cristiano,
che riceve dal Padre la remissione, il condono dei peccati, dev'essere
capace di donare ai propri fratelli la remissione cioè il perdono
e la riconciliazione in una dimensione universale. Questo tempo
di grazia si concretizza lucrando l'indulgenza plenaria elargita
dal Papa con un Pellegrinaggio a Roma o in uno dei Santuari cui
è stata concessa e osservando tutte le prescrizioni definite sulla
bolla Pontificia Incarnationis mysterium". Un cerimoniale
legato all’Anno Santo è quello dell'apertura della Porta Santa;
essa, infatti, verrà smurata la notte di Natale del 1999 dal Papa
che, come un pellegrino, la percuote con un martello d'argento.
Questo cerimoniale simboleggia la salvezza, l'accesso alla grazia
divina e richiama alla mente dei pellegrini la parola di Gesù
“ Io sono la Porta; chi entra in me sarà salvato”. Tale porta
rimarrà aperta durante l’intero Anno Santo e sarà chiusa dallo
stesso Papa il 6 gennaio 2001. |
VERSO
IL GIUBILEO DEL 2000 - Scuola Media Statale Mozzillo Iaccarino
- Manfredonia - A. D. 1999 |
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