- Visite ed Orari - Raggiungi il posto - Download - Cerca nel sito - I Ricostruttori -

Verso la sacra grotta

PDF Stampa E-mail

pellegrini in una foto d'epocaI pellegrinaggi ai grandi santuari della Cristianità, Roma, San Giacomo di Compostella, Gerusalemme e il Monte Gargano dell'Arcangelo Michele, determinarono il configurarsi delle grandi vie come ”Romea”, ”Francigena”, ”Camino de Santiago”…

Una strada dei pellegrini che nel tempo si consolidò come "Via Sacra Langobardorum", è il tratto che collegava direttamente la capitale longobarda Benevento al Santuario di San Michele sul Gargano.

Infatti, questo nobile nome, secondo la tradizione, è legato alla devozione dell'Arcangelo che i Longobardi, fin dal sec. VI, diffusero dapprima nella Longobardia Maior (Lombardia-Veneto-Friuli) e più tardi in tutta l'Europa.
Con la diffusione del culto micaelico, il Monte divenne santuario nazionale dei Longobardi e la "Via Sacra Langobardorum", uno degli itinerari privilegiati dai pellegrini, in Italia meridionale, alla grotta dell'Arcangelo. Il nome e la funzione di "Via Sacra" sono attestati, fin dai primi decenni di questo Millennio in documenti che la presentano col nome di ”Via Francesca”.

Con questo nome essi affermano in modo chiaro il suo inserimento nel percorso della Via Francesca o Francigena che, proveniente dalle regioni settendrionali della Francia, attraversate le Alpi, percorreva tutta la penisola italica, conducendo le comitive dei pellegrini del Nord Europa alle grandi mete religiose già sopra citate. 

La Via Sacra ”Langobardorum”, s’insinuava (dopo S. Severo) nella Valle di Stignano, fino a raggiungere il convento S. Maria di Stignano; di qui risaliva al convento di San Matteo e a San Giovanni Rotondo; giunta, poi, a Pantano (oggi dopo il bivio per Cagnano) si biforcava: un tratto proseguiva per Ruggiano, toccando l'abbazia di Pulsano fino a Monte S. Angelo, l'altro s’inoltrava nella Valle di Carbonara per risalire anch'esso sulla montagna dell'Arcangelo.

Essa era aspra e faticosa per l'accidentalità del terreno, per la presenza di fitti boschi, d’animali selvatici e predatori. Il tracciato della ”Via” era costellato da tanti "hospitia", romitori, monasteri, cappelle votive munite di pozzi, idonei ad ospitare e soccorrere viandanti e pellegrini.

Alcuni di questi luoghi sono diventate famose abbazie, altri dei centri abitati. Ad ogni principale punto della "Via Sacra" era sempre presente un antico tracciato viario che metteva in comunicazione le altre strade frequentate dai pellegrini, provenienti da versanti diversi, diretti alla Basilica.

Da San Giovanni Rotondo una via scendeva verso Sud e conduceva all'abbazia di San Leonardo di Siponto (o in Lama Volara), un'altra si dirigeva verso Sud-Est e, attraverso la Valle dell'Inferno giungeva a Siponto, che in seguito divenne passaggio obbligato dei pellegrini verso la Sacra Montagna.

”La Via Sacra” è ancora oggi percorribile in tutto il suo tracciato e rappresenta nella successione delle tappe con i suoi santuari ancora attivi, il cammino di conversione che il cristiano è chiamato a compiere.

Per raggiungere il Santuario il pellegrino poteva percorrere un'altra strada che, in direzione Sud-est, scendeva verso la piana di Siponto, lungo la quale trovava un servizio d’assistenza pari a quello della "Via Sacra". Su questo percorso incontrava chiese, monasteri, castelli, ed ospizi. Importante punto di, riposo e di sostentamento fu l'abbazia di San Leonardo in Siponto: in questa zona diversi erano gli insediamenti preistorici e paleocristiani che attiravano l'attenzione del pellegrino. Fra questi il complesso preistorico di Scaloria e di Occhiopinto e il complesso ipogeico di Capparelli, espressioni della civiltà rupestre altomedievale.

Oltrepassato Siponto, la ”Via” saliva a Monte Sant’Angelo attraverso i valloni che "rigavano" a pettine tutto il paesaggio costiero. Lungo il Vallone "Scanderh Molelrh" dal Gotico dura a salire, erroneamente chiamato dalla gente del posto "Scannamugliera", il pellegrino s’inerpicava sullo sperone roccioso di Ripasanta per una scala di gradini scavati nel costone, detta Scala Santa e, seguendo la cresta montuosa, raggiungeva la grotta di San Michele Arcangelo.

Le tracce del pellegrinaggio garganico sono ancora impresse nei solchi di queste vie e tratturi: su molte rocce è scritta la storia silenziosa dell'uomo medievale. I graffiti e le iscrizioni rinvenuti sono la testimonianza esatta e visiva di un afflusso di pellegrini provenienti da tutte le parti d'Europa, spinti da un unico intento che era quello devozionale e penitenziale.

Il pellegrinaggio garganico ha avuto anche una valenza sociale e culturale: le soste convenzionali consentivano la comunicazione e la trasmissione delle diverse tradizioni. Fu proprio sulle strade del pellegrinaggio, lungo le tappe che portavano ai santuari, che si venne a creare quella che fu in tutta l'Europa l'unità della cultura.

Verso il Giubileo del 2000 - Scuola Media Statale Mozzillo Iaccarino - Manfredonia - A.D. 1999