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La sultana Beccarini
In una sala del Palazzo Civico di Manfredonia, esiste un mirabile quadro raffigurante una giovane donna, bellissima nella sua postura e venusta nel le forme, avvolta in un suggestivo e smagliante abito orientale. L'effige, che dalla delicatezza delle tinte e precisione delle linee, rivela l'abilità di un artista di scuola francese, riproduce le fattezze e il ricordo della più bella e leggendaria donna di Manfredonia: Donna Giacoma Beccarini, discendente di una nobile famiglia senese e vissuta verso il 1600.
Pompeo Sarnelli, Protonotario Apostolico al tempo del cardinale Orsini, nel compilare la Cronologia dei Vescovi ed Arcivescovi Sipontini, parla diffusamente della vita avventurosa di questa eccezionale creatura.
Al tempo dell'invasione turchesca, non appena la notizia si diffuse in città, le monache di Santa Chiara, si rifugiarono nel Castello, dimenticando nella fretta, una fanciulla di sette od otto anni, profondamente addormentata nel suo lettino. La bimba fu rapita dai Turchi, e con essi fu tratta a Costantinopoli per farne dono al Gran Sultano, il quale, compiacendosi delle sue graziose fattezze, ordinò che fosse custodita nell'harem. Qualche anno dopo, la donna, divenuta favorita del Gran Signore partorì il primogenito e, come ammetteva quella legge, fu salutata Gran Sultana.
«Mentre ch'ella aveva il figliuolo nel ventre (scrive il Sarnelli ) per invidia di un altra, che questo grado pretendeva, fu avvelenata, ed essendo coi rimedi guarita, promise d'andare alla Meka; della qual promessa, fatta alcuni anni dopo il suo parto, consapevole il Gran Signore, ottenne che lei e il suo primogenito figliuolo condotti fossero là dove inferma promessa aveva. E quantunque difficil cosa ella sia, che un figliuolo del Gran Signore esca dal Serraglio, tuttavia (così disponendo Dio Signor dei Signori) permise che ciò si eseguisse.» Ma la ricca nave che portava la donna e il bambino alla Mecca, fu assalita dalle galee dei Cavalieri di Malta, i quali dopo una atroce e sanguinosa battaglia, ebbero ragione dei Turchi e s'impossessarono della Beccarini, del figliuolo e di quanti formavano la loro scorta di difesa. Il bambino fu quindi allevato a Malta e i Padri Domenicani provvidero alla sua educazione, tanto che adulto, per la versatilità del suo ingegno e gli studi severi compiuti, vestì l'abito talare e fu laureato Maestro. La Beccarini, quando divenne Sultana, si rammentò sovente delle suore Chiariste, alcune delle quali erano state le sue prime educatrici, e tra altri doni inviò loro anche il quadro suddetto accompagnato con una leggenda scritta di suo pugno, che può leggersi a piè del quadro stesso.
 
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