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Il patrimonio dell'Abbazia

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Illustrazione d'epoca dell'Abbazia di San LeonardoSulla statale garganica, nel tratto Foggia-Manfredonia, a pochi chilometri di distanza da Siponto sorge la chiesa di San Leonardo, riconoscibile per le due cupolette emisferiche racchiuse in un tiburio poligonale, per il modesto campanile e per il tipico fumaiolo a torretta che s'innalza sulle costruzioni dell'attiguo convento.

La località, che ospitò la chiesa di San Leonardo, si chiamava, sin dall'epoca normanna, «Lama Volara», probabilmente perché la valle era infestata da ladri, pronti ad aggredire i pellegrini lungo la strada che passava a breve distanza sia dalla chiesa che dalla valle; di qui l'esigenza di costruire nel secolo XII un ospizio per proteggere i viandanti.

Dopo la prima donazione di alcune terre lavorative di Lama Volara che i monaci Agostiniani ricevettero da quattro cittadini di Siponto nel 1127, segui un arricchimento sempre maggiore del patrimonio monastico, grazie soprattutto alla generosità dei principi normanni.

Nel 1129, infatti, il signore del castello di Rignano, Tancredi di Conversano, donò alcune terre vicine al fiume Candelaro; nel settembre 1132, Ruggiero di Terlizzi, signore del Casale di Versentino, affidò agli Agostiniani la chiesa di S. Arcangelo, possesso che confermò, nel marzo 1143, Simone di Tivilla; ed ancora, nel giugno 1144, Enrico de Olbia, «miles et capriles iustifetrius regis», donò la chiesa di S. Pietro costruita già nel 1133.

Il motivo predominante delle donazioni era quasi sempre lo stesso: la salvezza dell'anima propria e, talvolta, anche dei propri familiari, sia che i donatori fossero potenti signori sia che fossero semplici proprietari di terre.

Soprattutto in questi ultimi, però, sopravveniva anche un motivo di interesse, perché in alcuni casi poteva dimostrarsi un ottimo affare donare la terra conservando l’usufrutto. Tuttavia non mancavano i casi in cui si donava solo per essere ricordati nelle preghiere dei monaci; ed appunto in tal senso agì Ruggiero di Terlizzi, già menzionato, che per la donazione non chiese altro «nisi mis sas et orationes».

Talvolta accadeva che i principi normanni, anziché concedere terre al monastero, preferivano confermare tutte le offerte fatte dai cittadini, quasi a convalidare questi atti di carattere privato.

In tal senso si comportò Guglielmo II che favorì la Chiesa Sipontina con un diploma del 1167, in cui riconobbe tutte le concessioni fatte in precedenza dai pontefici e dai principi alla chiesa ed all'ospedale ivi fondato ed aggiunse 1l diritto di asilo per tutti coloro che vi si fossero rifugiati.

Un'altra concessione del 1179 proveniva dal palatino Roberto, conte di Loretello e Conversano e signore di Casalnuovo, il quale accordò alla Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, grancia degli Agostiniani edificata nel territorio sottoposto alla sua sovranità, importanti esenzioni demaniali. Neppure i pontefici mancarono di elargire a favore di San Leonardo privilegi, il primo dei quali fu emanato dal territorio di Melfi il 30 giugno 1137, quando Innocenzo II riconobbe la chiesa e l'ospedale dei Canonici Agostiniani di San Leonardo, esentandoli dalla giurisdizione dell'Arcivescovo di Siponto con l'obbligo di versare alla Santa Sede il censo annuo di un'oncia d'oro.

Questo privilegio fu successivamente confermato da Adriano IV, Clemente III e Celestino III, che nel 1197 riconobbe dipendenti da San Leonardo in Lama Volara ben dieci chiese, e Gregorio IX, in un Breve del 1234, ne aggiunse altre quattro. Si chiuse così un periodo splendido per San Leonardo di Siponto, perché, poco dopo il 1242, cominciò la decadenza della chiesa, che alla fine del secolo XIII si denominò San Leonardo «delle Matine», per la sua vicinanza alle «Matine» di Rignano e di San Giovanni Rotondo.

Da alcuni documenti risulta che nel 1261 la chiesa di San Leonardo passò dagli Agostiniani all'Ordine Teutonico che, fondato in Palestina nel 1190 favorito fin dall'inizio dal Imperatore Enrico VI, aveva acquistato molti beni nelle Puglie e, tra gli altri, possedeva nel territorio di Ascoli Satriano delle terre, concesse da Federico II nel 1216  e nel 1231, che successivamente entrarono a far parte del patrimonio di San Leonardo. Quando la chiesa con il monastero e l'ospedale fu in possesso dei Cavalieri Teutonici, riprese vita e divenne un centro economicamente e religiosamente più importante di quanto lo era stato in precedenza. La rinascita venne così a coincidere con la fondazione della Nuova Siponto, che il D'Aloe fissa al 1263.

Nella chiesa di San Leonardo si effettuarono rilevanti restauri e si decorò il suo interno con affreschi e scudi crociati listati di nero tuttora visibili. Il nuovo ospizio fu probabilmente costruito nel 1327, come si può desumere da un contratto stipulato con quattro maestri quell'anno a Foggia dai procuratori di San Leonardo con quattro maestri muratori. Inoltre, durante la  permanenza dell'Ordine Teutonico a San Leonardo si verificò anche un notevole incremento del patrimonio in seguito ad una lunga serie di donazioni da parte di privati cittadini.

Nel dicembre 1279 una certa «Scana uxor Martini» lasciò alla chiesa di San Leonardo, in legato testamentario, tre case «simul coniunctas» con fosse, cisterna, stalla ed altri accessori; ancora più considerevole fu la donazione dei coniugi Nicola da Spinazzola e Bruna del novembre 1285, perfezionata poi nel 1287con un accurato elenco di beni mobili ed immobili: due case in Manfredonia con un casalino sul retro, novecento pecore, dodici giumente e sedici asini tra puledri e puledre.

Nel 1295 Floria, «mulier magistri Bartholomei de Verona de Manfridonia», si fece oblata e donò a San Leonardo una casa in Manfredonia con quattro letti per dormirvi, riservandosi come vitalizio annuo due salme di frumento, un maiale, una pesa di cacio ed una di ricotta. Pure accompagnata dall'oblazione della propria persona fu una donazione fatta nel 1343 da un ricco possidente di San Giovanni Rotondo, «Tancredi de Petro de Carbonaria», che cedette ai Cavalieri Teutonici cento ovini e gran parte della sua proprietà riservandosi il diritto di essere ricevuto a mensa ogni qual volta si fosse recato a San Leonardo.

La più importante e generosa donazione, comunque, si ebbe il 21  ottobre 1305, quando il diacono «Matheus de Manfridonia, primicerius Sypontinus», consegnò al precettore di San Leonardo, Guidone de Amendolea, «(...) domos suas palatiatas tres contiguas seu coniunctas cum muris suis». Questo periodo iniziale del secolo XIV coincise con il momento di massimo splendore del monastero sipontino, che ospitava già, in seguito al trasferimento dalla casa di Barletta, il «Magnus preceptor in Apulia et in Romania» dell'Ordine Teutonico ed era divenuto, pertanto, il centro giuridico economico della Balia di Puglia. Si accrebbero, perciò le concessioni dei sovrani Angioini a favore di San Leonardo, tenendo essi in grande stima l'Ordine Teutonico.

Il 6 agosto 1303 Carlo II d'Angiò, in seguito alle lamentele dei cavalieri, per appropriazioni abusive nei loro territori di erbaggi, fieno e legna, emanò in Napoli una ordinanza, rinnovata successivamente da re Roberto, diretta ad impedire altre ingiuste defraudazioni. Neppure i Durazzeschi mancarono di proteggere l'Ordine Teutonico, perché il 15 marzo 1355 Ludovico emise in Monte Sant'Angelo un'ordinanza in cui assicurava la benevolenza e protezione delle autorità locali, impegnate a tutelare i diritti della casa di S. Leonardo.

Inoltre Carlo III, come in precedenza il re Roberto e la regina Giovanna, confermò il 23 dicembre 1384 tutti i privilegi concessi all'Ordine Teutonico e il re Ladislao il 27 gennaio del 1397 diede nuova conferma, affinché i cavalieri, senza ricevere alcuna molestia, godessero tutte le immunità che erano state loro precedentemente concesse.

In seguito, poiché a causa delle guerre tra Angioini e Durazzeschi le proprietà dell'Ordine avevano subito danni gravissimi, l'11 marzo 1416 il re Giacomo, d'Ungheria e la regina Giovanna II riconobbero di nuovo a San Leonardo i privilegi concessi da Federico II e dai sovrani che si erano succeduti nel Regno dopo di lui.

Comunque, era ormai iniziato un altro periodo di decadenza per la chiesa di San Leonardo che, in seguito alle guerre dinastiche tra Angioini ed Aragonesi, aveva subito molte espoliazioni e danni, come dimostrano i documenti che riportano le ordinanze di Ferdinando d'Aragona sollecitate dalle suppliche di Stefano Grúben, ultimo rappresentante dell'Ordine Teutonico nel monastero di San Leonardo, che, dopo il Grùben, considerato abbazia e beneficio concistoriale, fu dato in commenda dalla Santa Sede a cardinali da essa designati.

Il primo abate commendatario fu nell'aprile 1484 il cardinale di Parma, Giangiacomo Sclafinato, al quale successe nel 1497 il cardinale di Capua, Giovanni Lopez, morto poi a Roma nel 1501. Quando il 9 maggio 1502 il vicerè di Ferdinando il Cattolico, Consalvo di Cordova, confermò alla chiesa di S. Leonardo delle Matine i privilegi dei sovrani precedenti, era abate commendatario Pietro Ludovico Borgia, al quale, il 5 ottobre 1511, successe frate Egidio da Viterbo che fu titolare della commenda fino all'anno 1525.

I due cardinali fiorentini Nicola e Taddeo Gaddi, zio e nipote, amministrarono fino al 1560 la commenda di San Leonardo, che nel 1561, in seguito alla rinunzia di San Carlo Borromeo, fu assegnata al cardinale Nicola Caetani di Sermoneta, dalla cui morte, nel 1585, si avvicendarono tre abati sempre della famiglia Caetani: Enrico che rinunziò nel 1586 a favore del nipote Bonifacio, il quale, a sua volta, nel 1608, la cedette al nipote Luigi, la cui amministrazione non si sa fino a quando sia durata.

In effetti le notizie riguardanti San Leonardo si interrompono per tutto il secolo XVII a causa della mancanza di documenti, come fa notare S. Mastrobuoni, che, nella sua opera sull'abbazia sipontina, quando giunge al XVII secolo, precisa soltanto che, nell'anno 1621, nel convento attiguo alla chiesa c'erano i Frati Minori, e aggiunge solo notizie vaghe sugli abati commendatari.

Le fonti, invece, riprendono ad essere esaurienti per il secolo XVIII, quando furono abati commendatari il cardinale Alessandro Albano dal 1721 al 1779 ed il cardinale Pasquale Acquaviva d'Aragona, che, con la sua morte,  avvenuta nel 1788, concluse la serie degli abati commendatari e la storia gloriosa della chiesa di San Leonardo e del suo ospedale; soppresso il 21 gennaio 1809 da Gioacchino Murat con decreto reale.

Illustrazione e trascrizione del manoscritto di una "visita pastorale" di fine secolo XVII conservato nella Biblioteca Provinciale di Foggia - Antonio Ventura