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Il manoscritto - autenticità e valore storico

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Dalle vicende sinora richiamate è rimasto del tutto in ombra quel periodo del secolo XVII, in cui furono abati commendatari due cardinali della famiglia Barberini - Francesco e Carlo; è oggi possibile colmare questa lacuna con l’ausilio di un manoscritto inedito del secolo XVII, conservato presso la biblioteca Provinciale di Foggia, dove è pervenuto in seguito ad acquisto da parte del direttore, Angelo Celuzza.

Si tratta della relazione di una visita pastorale, effettuata nell'Abbazia dì San Leonardo e sue dipendenze nei mesi di maggio e giugno del 1693 dal vescovo di Venosa Giovanni Francesco de Laurentiis per conto del cardinale commendatario Carlo Barberini.

Notevole è l'importanza di questo documento, perché fornisce notizie sufficienti non solo per ricostruire la situazione patrimoniale di San Leonardo, ma anche per dedurre le date di avvicendamento dei cardinali commendatari succedutisi nel XVII secolo.

A tale proposito bisogna prendere in esame quella parte della relazione in cui, descrivendo l'interno della chiesa di San Leonardo, il vescovo riporta il testo di una epigrafe voluta dal cardinale Luigi Caetani per ricordare l'erezione di un altare nel 1633:

ALOYSIO CAIETANO, PERPETUO HUIUS ECC(LESI)E COMMEND(ATA)RIO IUBENTE. DOMINO LUCIO DE AMORE VOLANE VALLIS INSAMNIO TROIANE CATHEDR(A)LIS CAN(ONI)CO EIUSQ(UE) EM(INENTISSI)MI ECONOMO, AC GENERALI VIC(ARI)O OBSEQUENTISSIMO OBTEMPERANTE. TEMPLUM HOC DIVI LEONARDI SUB VETERI THEUTONUM RELIGIONE ERECTUM, ET QUATUOR CARDINALIBUS EX EADEM FAMILIA SUCCESSIVE CONCESSUM OLIM ALIIS, TAM FRATRIBUS DIVI FRAN(CIS)CI DE OBSERVANTIA, UT FERVENTIORI DEVOTIONE DIVINOS CULTOS EXERCEANT, ASSIGNATUM, AC AD HONOREM DIVI CAROLI BORROMEI SUI AMPLISSIMI COLLEGIS FRATRIS SACELLUM HOC COSTRUCTUM. ANNO MDCXXXIII... ».

Questa iscrizione, ignorata dal Mastrobuoni, non solo garantisce l'autenticità delle notizie riportate nel manoscritto a proposito di San Leonardo di Siponto, in quanto ne contiene tre già conosciute e storicamente accertate la prima riguardante l'Ordine Teutonico, la seconda i quattro cardinali Caetani, e la terza i frati minori francescani, ma consente anche di stabilire con precisione, cosa impossibile in precedenza, come lamenta lo stesso Mastrobuoni la data in cui la gestione dell'abbazia sipontina passò dall'ultimo cardinale della famiglia Caetani, Luigi, al primo cardinale della famiglia Barberini, Francesco.

Infatti, del primo si conosceva finora soltanto l'anno in cui assunse la commenda, il 1608, mentre del secondo si sapeva solo che effettuò dei restauri alla chiesa di San Leonardo nel 1635 58. Pertanto, la testimonianza dell'iscrizione colma un vuoto di 27 anni, assicura la presenza dei Caetani in San Leonardo nel 1633 e fa dedurre che la commenda fu trasferita dalla Famiglia Castani a quella dei Barberini nel 1634.

Perciò i cardinali Caetani furono titolari dell'Abbazia di San Leonardo dal 1561 al 1634, esattamente per 73 anni, e non, come asserisce il Mastrobuoni sulla scorta delle informazioni fornite dall'autore della «Domus Caietana», «per oltre ottant’anni».

Per quanto riguarda la famiglia Barberini, un'altra iscrizione, pure riportata nel manoscritto e inedita come la prima, informa che l'altro suo cardinale Carlo restaurò una seconda volta San Leonardo nell'anno 1690:
«TEMPLUM HOC AD VETEREM NITOREM REVOCATUM, REPARATUM ASCETERIUM, XENODOCHIUM RESTAURATUM, PANIFICIUM INSTRUCTUM MANDANTE CAROLO. TIT(ULO)'S. LAURENTIS IN LUCINA S(ANCTE) R(OMANE) E(CCLESIE) PRESBITERO CARD. BARBERINO SACROSANCTE VATICANE BASILICE ARCHIPRESBITERO, ET HU IUS MONASTERII PERPETUO COMMENDATARIO. REV(ERENDISSI)MUS P.P. CELESTINUS DE ANGELIS ABBAS DE URIA EIUSDEM EM(INENTISSIMI) DO(MI)NI MINISTER GENERALIS POSUIT.A. D. MDCXC ».

La famiglia Barberini amministrò, quindi, le rendite dell'abbazia di San Leonardo per 70 anni: dal 1634 al 1704.

Il contributo fornito dal manoscritto a tale ricostruzione storico cronologica, può a giusta ragione collocare la relazione del vescovo de Laurentiis tra le fonti storiche più importanti per la conoscenza delle vicende del monastero sipontino; anche perché il manoscritto riporta nelle carte 43-48 un inventario dell'archivio di Torre Alemanna.

Esso si compone di 115 regesti, ciascuno dei quali designa un documento singolo oppure più documenti analoghi raccolti in un unico fascicolo. Il catalogo non è ordinato cronologicamente e neppure per argomento; è probabile che mentre il vescovo esaminava le carte, contemporaneamente ne faceva trascrivere e contrassegnare il regesto con una lettera alfabetica progressiva, successivamente, nel corso dell'elencazione, duplicata triplicata e quadruplicata.

Nell'inventario sono elencati 38 privilegi sovrani, 20 papali, e 57 carte notarili, di cui soltanto tre sono donazioni di privati: il testamento di Fra Cola Eletto di Bovino a favore di San Leonardo; le disposizioni testamentarie di un tale « Ricciardello di Troja»; ed infine la donazione fatta da Cola Flaminea a San Leonardo di una casa in Venosa e d'una vigna in contrada di fonte di Ripa.

Per il periodo Svevo sono menzionati undici privilegi, tra cui l'atto di donazione di Federico per sedici aratri di terreno in Acqualata e per trentotto in Brisciglieto nel territorio di Ascoli Satriano; ed un privilegio emanato da Federico II per confermare a San Leonardo tutte le donazioni che in precedenza erano state concesse da Enrico VI nella città di Barletta.

Tra gli undici privilegi angioini e durazzeschi è importante uno di re Roberto che proibisce a chiunque di molestare i frati di Santa Maria degli Alemanni. Infine, per i dodici privilegi di sovrani aragonesi, è menzionata nel catalogo l'autorizzazione concessa da re Alfonso ai frati sipontini di usufruire di dieci carra di sale e dieci di grano ogni anno, autorizzazione successivamente rinnovata da re Ferrante: Per quanto riguarda i privilegi papali, poi, un beneficio di notevole importanza, relativo al diritto di asilo per carcerati e perseguitati, fu quello concesso da papa Adriano IV in una sua bolla.

Invece la tutela dei diritti dell’abbazia dalle usurpazioni altrui era oggetto di un Breve di Bonifacio VIII, che ordinò all'arcivescovo di Bari di difendere da ogni violazione i frati di S. Maria degli Alemanni e provvedere a reintegrarli nei loro possessi.

Delle carte notarili, infine, alcune riguardano i diritti di proprietà che l'abbazia godeva su alcuni territori come quello di Belvedere e di Salpi; altre, invece, contengono notizie sugli interessi economici della chiesa sipontina in varie città pugliesi: Otranto, Rignano, Civitate, Cerignola, Lesina, Bitonto, Calloro, Alcheronte, Brindisi, Ostuni.

L'inventario, sommariamente descritto, costituisce, quindi, una importante fonte storica per confermare l'alta considerazione che godette, presso sovrani e pontefici, l'abbazia di San Leonardo e per conoscere meglio il suo immenso patrimonio.

Del quale, a partire dal 1570, gli abati commendatari preferirono vendere i possedimenti più lontani, per acquistarne altri più vicini e di uguale valore, in modo da costituire un complesso economico più controllabile e più redditizio.

Pertanto, alcuni documenti riportati nell'inventario riguardano proprietà, che nel 1693 già da tempo non appartenevano più all'abbazia di San Leonardo, e costituiscono solo una indicazione per conoscere il patrimonio della chiesa sipontina nel periodo che intercorre dalla crisi dell'Ordine Teutonico all'avvento degli abati commendatari.

Illustrazione e trascrizione del manoscritto di una "visita pastorale" di fine secolo XVII conservato nella Biblioteca Provinciale di Foggia - Antonio Ventura