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Il gran Duomo sipontino

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Alcuni storici ammettono che San Pietro, di ritorno d'Antiochia, sbarcasse a Taranto, e dopo un soggiorno ad Andria, venisse a Siponto per predicarvi il verbo di Cristo.

Il Duce Elvio Giustino, che era fra i più ardenti zelatori del Padre degli Apostoli, restò talmente colpito dal fascino della fede, che, deposte le cariche di Console e di Duce, rinunziò alla suprema magistratura civile e si fece battezzare e consacrare al sacerdozio, divenendo primo vescovo di Siponto.

Quasi tutti gli abitanti, in seguito, si convertirono alla religione e presto la fede cristiana divenne a Siponto un culto generale.

Il vescovo Giustino progettò quindi la costruzione di un maestoso tempio.

Il cultore di storia e folclore manfredoniano Luigi Pascale, così parla di questo primo tempio consacrato al culto dell'idea cristiana: «Il tempio venne edificato verso il Castello del mare, vicino all' attuale chiesa foranea.

Era circondato da tre portici esterni, rispondenti alle tre principali prospettive. Il portico centrale aveva nel mezzo due colonne di marmo greco venato, artisticamente sorrette da due leoni, sovrastanti alla porta, scolpiti nel marmo, dalla sopraffina arte di Corinto.

La volta, grandissima, poggiava ed era sorretta da sessanta colonne di marmo greco, intercalate da ventiquattro colonne di marmo egizio, oltre a varie colonne di marmo verde corinzio. Nel miglior luogo del Duomo fu eretto, in centro, l'altare maggiore dedicato al SS. Salvatore, e vi fu situata la storica mensola, sulla quale San Pietro aveva, per primo, celebrato a Siponto le funzioni cristiane».
Questo tempio fu chiamato Gran Duomo Sipontino; in seguito assunse però il nome di Santa Maria Maggiore.

Un'idea molto evanescente e degradata di quel sontuoso tempio è data dalla chiesa che attualmente esiste, la quale fu costruita col residuo del materiale dell'antico Duomo.

La nuova chiesa Sorge a poco più di due chilometri dall'attuale Manfredonia, sulla via che conduce a Foggia, fra la carrozzabile e la linea ferroviaria.
Esternamente serba ancora la bella architettura romanica, mentre il travertino della Vallona con cui è costruita, di un giallo dorato, sfavilla luminosamente nel sole.

La facciata è ricca di un pregevole portale finemente decorato a fogliami, con due colonne, fuor dell'imbotto, poggiate su due leoni sdraiati. Ad laterale del portale, a destra e a sinistra, vi sono due archi scolpiti, sostenuti da tre colonne incassate.

«Nel fianco destro scrive Mario Simone si osservano lo stesso quattro archi e sei colonne, ma nel mezzo si arrotonda un'abside con tre archetti, pure scolpiti e sostenuti da quattro pilastri. In quest'abside si notano i segni di una rozza finestra murata, ma è fra le ultime due colonne che s'apre una finestra degna d'attenzione per il bel arco e le belle cornici.

«Internamente la chiesa ha una volta ogiva, sorretta da quattro colonne che si innalzano da quattro piloni incassati agli spigoli degli archi nel cui centro si apre un lucernaio con quattro finestre. Le pareti originarie hanno dodici colonne su cui poggiano archi policentri, ma non mostrano le aperture delle due absidi visibili all'esterno, il che fa pensare ai diversi rifacimenti eseguiti.

«I tre altari esistenti sono di stile barocco (secolo XVII). In quello maggiore si ammira il quadro della Madonna di Siponto col Bambino, che si vuole opera di San Luca (pittura pregevole che senza un pronto intervento di restauratore certamente perderemo).

«La cripta è coperta da venticinque volticine che poggiano su colonne di stile pagano e classico. Ivi è degna di attenzione, sull'altare maggiore pure di stile barocco, la statua in legno della Madonna col Bambino (detta la «Sipontina») che si crede fattura del VII secolo. Richiamano pure l'attenzione un'arca sepolcrale di pietra in cui si dice essere stato chiuso il Duce delle armi sipontine Emilio Tulliano, il battistero di forma circolare, e alcuni quadri «ex voto di pura curiosità folcloristica».

Sembra accertato che il quadro della Madonna di Siponto sia una copia fedele di Santa Maria Maggiore di Costantinopoli, eseguita da San Luca.

L'immagine ha viso marcatamente ovale, naso aquilino, occhi grandi, colorito nero (nigra sum, sed formosa); dello stesso colorito è il viso del Bambino che la Madonna ha stretto al seno.